Resi noti i dettagli dell’operazione «Supernova» compiuta dagli agenti della squadra mobile di Caltanissetta, in collaborazione con i colleghi del Commissariato di Gela durante la notte scorsa. A conclusione di articolate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta, personale della Sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta e del Commissariato PS di Gela,ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal G.i.p. del Tribunale di Dda di Caltanissetta (procuratore della Repubblica dr. Sergio Lari, procuratore aggiunto Dr. Domenico Gozzo, sostituto procuratore. Dr. Onelio Dodero), nei confronti dei seguenti soggetti: Marcello Scerra, 37 anni, pregiudicato gelese, in atto libero; Salvatore Di Maggio, inteso “Totò”, 26 anni, pregiudicato gelese, in atto detenuto; Rocco Ferlenda, inteso “Roccu u nivuru”, 39 anni, pregiudicato gelese, in atto detenuto; Rosario Gueli, 37 anni, pregiudicato gelese, in atto detenuto; Carmelo Raniolo, 36 anni, pregiudicato gelose, in atto detenuto; Vincenzo Di Giacomo, inteso “Vincenzu u catalisi”, 42 anni, pregiudicato gelese, in atto detenuto.
Tutti e sei (in alto, da sinistra e in senso orario), appartenenti alle consorteria mafiosa della “stidda” e di “cosa nostra” di Gela, sono ritenuti responsabili, a vario titolo ed in tempi diversi, dei reati di: estorsione continuata, in concorso, con l’aggravante di cui all’art. 7 d.l. 152/91 nr. 152, per aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis, c.p. (appartenenza o, comunque, appoggio logistico dalle associazioni mafiose operanti in Gela, denominate “stidda” e “cosa nostra”), ai danni di due soggetti titolari di un noto esercizio di ristorazione di Gela.
In particolare le indagini, mirate alla repressione del fenomeno del pizzo a Gela, hanno evidenziato come noti esponenti della stidda e di cosa nostra di Gela (che, com’è noto, riscuotono le rate estorsive di comune accordo, dopo la guerra di mafia del passato), sin dal 1993, avessero estorto a più riprese denaro ed altre utilità ai titolari del citato esercizio commerciale.
È stato fatta luce su una lunga sequela di episodi estorsivi a cui sono stati sottoposti i titolari dell’esercizio di ristorazione gelese, sin dal 1992 e fino al 2007 ad opera di cosa nostra e della stidda di Gela. Dall’esame delle dichiarazioni è emerso che gli associati mafiosi ponevano in essere l’attività estorsiva soprattutto nel periodo delle festività del Natale, di Pasqua e di Ferragosto, considerate notoriamente dalla criminalità organizzata gelese come festività particolari per la raccolta del pizzo a tappeto. Le somme estorte variavano da 150 a 300 euro per festività.
Nella consapevolezza dell’esistenza e della capillarità di tale fenomeno, la Squadra Mobile di Caltanissetta ed il Commissariato Ps di Gela hanno provveduto ad intensificare i controlli e ad avviare indagini, allo scopo di rendere sempre più incisiva l’azione di contrasto, sia a livello preventivo che repressivo.
L’esigenza è stata anche quella di monitorare il contesto in cui operano gli estortori, sicuramente riconducibile alle organizzazioni criminali operanti sul territorio gelese; recentemente le attività di Polizia Giudiziaria dei citati Uffici, sempre coordinate dalla Procura D.D.A. di Caltanissetta, hanno consentito di eseguire alcune importanti operazioni di P.G. (tra cui Biancone, Mantide, Tandem, Civetta, Munda Mundis, Ibis, Gin Fiz, Cuba Libre, ed altre) ed hanno permesso agli organi investigativi operanti nel territorio di Gela di realizzare numerosi arresti nei confronti di soggetti dediti alla predetta attività di raccolta del “pizzo”.
In sede di verbalizzazione, le vittime, che hanno collaborato grazie anche al sostegno fattivo della locale Associazione Antiracket “Gaetano Giordano” di Gela e del suo presidente Renzo Caponetti, si dimostravano disponibili a chiarire quanto accaduto e rendevano dichiarazioni piene, verosimili e concordanti, circa gli episodi di estorsione patiti nel corso degli anni ad opera dei numerosi esponenti di spicco delle consorterie mafiose di “stidda” e “cosa nostra” di Gela.
Grazie all’analisi incrociata delle dichiarazioni rese dalle parti offese, è apparsa evidente la convergenza delle stesse in ordine alle responsabilità degli odierni indagati nell’attività estorsiva realizzata ai danni dell’attività commerciale citata.
In esito alle dichiarazioni delle vittime sono state effettuate individuazioni fotografiche e sono stati esperiti mirati accertamenti investigativi di riscontro.
Occorre evidenziare che tutti i soggetti arrestati sono pluri-pregiudicati appartenenti alle consorterie mafiose gelesi “stidda” e “cosa nostra”, già con precedenti penali per reati di mafia ed estorsione e molti di essi hanno realizzato gli episodi estorsivi mentre erano sottoposti al regime della sorveglianza speciale della PS, contravvenendo alle rigide prescrizioni imposte.
Si aggiunge ancora che i periodi indicati dalla parti offese circa gli episodi estorsivi patiti risultano compatibili con i periodi in cui gli odierni indagati alternavano periodi di detenzione a periodi, a volte brevi, di libertà.
Infine è stato escusso, a riscontro delle dichiarazioni della vittima, il collaboratore di giustizia di Gela Zuppardo Benedetto, soggetto che nel periodo in cui era affiliato al clan della stidda di Gela era proprio addetto alla riscossione del pizzo da commercianti ed imprenditori, ed estorceva anche l’odierna vittima e che, per tale questo motivo, è indagato nel presente procedimento.
Fonte: Squadra Mobile Questura di Caltanissetta
Fonte: corrieredigela.it
Il rituale era sempre lo stesso: pizzo per le festività e cene a sbafo. Un’odissea durata 15 anni per due ristoratori che gestiscono un locale del quartiere Carrubbazza che stanchi di pagare cifre che oscillavano da 150 a 300 euro per le festività e di cene gratis per i suoi estorsori, hanno deciso di rivolgersi all’associazione antiracket e denunciare tutto alla Polizia. Sei, in tutto, le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Caltanisetta Lirio Conti su richiesta della DDA, la direzione distrettuale antimafia.
Dovranno rispondere di estorsione continuata in concorso i gelesi Marcello Scerra, 37 anni, pregiudicato ammanettato questa notte e i già detenuti Salvatore Di Maggio, detto Totò di 26 anni, Rocco Ferlenda detto “Roccu u nivuru”, 40 anni, Rosario Gueli di 37, Carmelo Raniolo, 36 anni e Vincenzo Di Giacomo detto “Vincenzu u catanisi” di 43 anni. Gli arrestati, appartenenti tutti alle consorterie mafiose Stidda e Cosa Nostra, si sarebbero presentati puntualmente per le richieste di pizzo a Natale, Ferragosto e Pasqua e in quei periodi brevi, quando venivano sottoposti agli arresti domiciliari, violando così il regime di sorveglianza speciale a cui erano sottoposti.
Stanchi delle frequenti rate estorsive, le vittime si sono rivolte a Renzo Caponetti, presidente dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano” avviando una collaborazione con la squadra mobile di Caltanissetta e col commissariato di Gela che hanno intensificato i controlli sul territorio e avviato le indagini guidate dai dirigenti Giovanni Giudice e Angelo Bellomo, monitorando il contesto urbano in cui le organizzazioni criminali operavano. L’operazione antimafia condotta questa notte, denominata “Supernova”, assieme a quelle precedenti, tra cui Biancone, Mantide, Tandem, Munda Mundis, Cuba Libre ha permesso di stroncare un’intensa attività estorsiva sul territorio di Gela. Fondamentale si è rivelata la collaborazione delle vittime che hanno reso spontanee dichiarazioni riconoscendo, grazie ad un’analisi investigativa incrociata, i propri aguzzini dalle foto segnaletiche.
Le notifiche in carcere hanno interessato esponenti dei clan mafiosi a carico dei quali pendono già precedenti penali per estorsione e reati di mafia. Nell’inchiesta risultano coinvolti anche Crocifisso Maganuco di 35 anni e il collaboratore di giustizia Benedetto Zuppardo di 31, che all’epoca dei fatti erano minorenni. Sui due procede la Procura dei minori.
Fonte: tg10.it