Pagava il pizzo da 12 anni al clan mafioso dei Madonia fino a quando ha trovato il coraggio di denunciare il tutto alla polizia e ha fatto arrestare i mandanti e gli esattori dell’organizzazione.
Sei persone sono state arrestate questa notte dalla squadra mobile di Caltanissetta e dagli agenti del commissariato di Gela nell’operazione ”Obtorto collo” con l’accusa per tutti di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni.
Gli arrestati sono: Emanuele Bassora, di 35 anni; Fortunato Ferracane, di 37 anni; Gianluca Bonvissuto, di 30; Nicola Palena, di 29 anni e Giorgio Lignite di 39 anni, tutti di Gela e Alessandro Gambuto, di 34 anni, di Butera.
Dopo aver subito per anni l’estorsione anche giornaliera da parte dei vari ”picciotti” che si presentavano al negozio a riscuotere denaro e prodotti di rosticceria, il titolare di una pizzeria di Gela con il sostegno dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano” ha denunciato i suoi persecutori.
L’operazione si è avvalsa di pedinamenti, intercettazioni e di riprese video. In particolare gli investigatori sono riusciti a filmare uno dei tanti episodi estorsivi ovvero la consegna di una tranche di denaro.
Fonte: poliziadistato.it
Le estorsioni, come noto, costituiscono, allo stato attuale, un’irrinunciabile fonte di supporto in favore delle locali organizzazioni criminali, seconda, forse, all’acquisizione di appalti e subappalti nel settore edile. Negli ultimi mesi, però, anche questa voce di profitto ha iniziato a perdere i classici connotati della certezza: operazioni investigative del calibro di “Atlantide-Mercurio”, “Gheppio”, “Cerberus”, hanno indubbiamente scalfito la baldanza di cosa nostra gelese, sottraendole ampi spazi di manovra. In questa strategia rientrano, a pieno titolo, i sei provvedimenti di custodia cautelare in carcere disposti dal gip del Tribunale di Caltanissetta, Andrea Salvatore Catalano, rientranti nell’ambito di un’azione investigativa, denominata “Obtorto Collo”, organizzata al fine di individuare gli autori di un’estorsione, protrattasi per oltre un decennio, dal 1997 fino al 2008, avente quale esclusiva vittima un commerciante, titolare di una rosticceria ubicata nel quartiere Caposoprano, area urbana tra le più frequentate dell’intera città. I destinatari delle attenzioni manifestate dagli organi inquirenti sono certamente componenti storici di cosa nostra gelese. Giorgio Lignite, Emanuele Bassora e Alessandro Gambuto, ad oggi già detenuti per accuse relative a precedenti atti delittuosi, e dunque destinatari delle ordinanze di custodia cautelare all’interno di svariate strutture carcerarie, sparse sulla penisola, avevano acquisito ruoli strategici entro gli schemi gerarchici del clan Emmanuello, dilaniato da continui arresti e defezioni. I sei, diretti dall’allora reggente dell’organizzazione criminale, Rosario Trubia, titolare di un simile “incarico” dal 1997 al 1999, scelsero l’esercente con l’obiettivo di tramutarlo in periodico finanziatore di un’organizzazione, reduce dalla breve lotta intestina tra il gruppo facente capo a Daniele Emmanuello e quello diretto da Emanuele Trubia, appoggiato da Salvatore Rinella e Marco Ferrigno, in fase di riassetto.
Ma oltre un decennio di soprusi e periodici versamenti di denaro ha indotto il taglieggiato a porre fine ad una simile forma di sfruttamento: lo stesso, infatti, non ha esitato, anche grazie alla tutela garantitagli dall’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, a identificare i propri “controllori”, confermando così le acquisizioni già assunte dagli investigatori. Le annuali festività si erano, infatti, trasformate in occasioni di continua tensione per l’operatore economico: le sue attenzioni erano rivolte esclusivamente all'”imposta” da versare, ammontate a 500.000 lire, successivamente adeguata, a seguito del passaggio alla moneta europea. Gli avventori, in molte occasioni, non si accontentavano della semplice riscossione ma si spingevano oltre, facendosi consegnare dalla vittima ogni tipo di prodotto culinario. Una totale sottomissione, dunque, generata più dal timore reverenziale indotto dalla presenza all’interno del proprio esercizio commerciale di noti pregiudicati piuttosto che dalla reale pericolosità di individui facenti parte di un’organizzazione in palese difficoltà economica: troppi gli affiliati detenuti; numerose le famiglie da sostenere; eccessive le spese legali da affrontare.
All’operazione “Obtorto collo” sono seguite talune reazioni politiche, fra tutte quella dell’ex sindaco di Gela, Rosario Crocetta, fiero della quotidiana mobilitazione contro il racket ed ogni forma di violenza, prodotta da vere istituzioni dal basso, come l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, sostenute dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Sia l’attuale parlamentare europeo che il senatore del Pd, Giuseppe Lumia, hanno, inoltre, rilevato una rinascita culturale a Gela: tesa ad escludere una preventiva sconfitta difronte alla boria criminale, rimpiazzata, invece, da una ferrea volontà di vittoria, capace di abbattere anche taluni momenti di sconforto, come quelli vissuti negli ultimi mesi, indotti da un’evidente recrudescenza dei messaggi intimidatori. Gli inquirenti hanno, a loro volta, confermato la centralità dei collaboratori di giustizia, nel caso di specie significative sono state le confessioni rese da Rosario Trubia ed Emanuele Terlati, ex figure di spicco di cosa nostra gelese, irrinunciabili narratori dai quali trarre informazioni spesso decisive. Cosa nostra e stidda sono avvertite.
Fonte: corrieredigela.it