Hanno pagato il pizzo per almeno undici anni, dal 1994 al 2005, consegnando ogni mese un milione e 250 mila lire e poi 700 euro con l’ingresso della moneta europea. Ma gli imprenditori Salvatore e Rocco Luca, padre e figlio, erano costretti anche a vendere auto sotto costo e a soddisfare richieste una tantum da parte dei clan mafiosi, soprattutto durante le feste, anche fino a 2.500 euro. L’incubo per i titolari della concessionaria ‘Lucauto’ di Gela è finito grazie alle indagini della polizia di Stato.
Gli agenti hanno arrestato otto persone, ritenute affiliate a Cosa nostra e alla Stidda, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona, su richiesta della Dda. Padre e figlio hanno ammesso agli investigatori di essere stati vittime delle estorsioni ricostruite dagli inquirenti. Agli indagati vengono contestati i reati di estorsione, tentata e consumata, continuata, in concorso, aggravata dal metodo mafioso.
Per le indagini la polizia si è avvalsa anche della collaborazioni dei pentiti Emanuele Terlati e Rosario Trubia. Quest’ultimo ha riferito di avere gestito le estorsioni ai danni della concessionaria tra il 1995 e il 1998, quando era a capo del clan gelese dei ‘Madonia’. Nel 1995 proprio su ordine di Trubia, Giuseppe Novembrini di 35 anni, e Salvatore Terlati di 33 anni, entrambi arrestati e ritenuti appartenenti al gruppo criminale ‘chantilly’, esplosero alcuni colpi di pistola contro la concessionaria per costringere l’imprenditore, che all’epoca non denunciò l’episodio, a versare un milione 250 mila lire al mese. Successivamente, altri affiliati al clan di Cosa nostra, tra cui Alessandro Gambuto detto ‘ù vutrisi’ di 32 anni e Angelo Cavaleri di 35 anni (entrambi arrestati), assieme a Emanuele Terlati, si recavano nella ditta per riscuotere la ‘rata’ del pizzo.
Gli arrestati nell’operazione ‘Cayenne’ condotta dalla polizia di Stato a Gela: Paolo Di Maggio di 47 anni; Paolo Portelli di 39 anni; Crocifisso Smorta di 48 anni; Alessandro Gambuto detto “u vutrisi” di 32 anni; Filippo Salvatore Faraci di 30 anni; Salvatore Terlati di 33 anni già detenuto nel carcere di Ariano Irpino (Avellino); Angelo Cavaleri di 35 anni in carcere a Bergamo; Giuseppe Novembrini di 35 anni.
Fonte: La Sicilia