Beni per un valore di circa un milione e mezzo di euro sono stati sequestrati dalla Questura di Caltanissetta su disposizione della Sezione misure di prevenzione del locale Tribunale. Il provvedimento è stato disposto nei confronti di Gaetano Morteo, 58 anni, indicato come appartenente alla cosca mafiosa della “Stidda” di Gela e del suo nucleo familiare.
Sotto sequestro sono finiti tre immobili (un’abitazione su quattro livelli – un appezzamento di terreno, con annessa abitazione, sito in contrada Passo di Piazza – la quota di un mezzo di un terreno utilizzato per il ricovero degli automezzi); tre camion; quattro rimorchi; due autovetture; un motociclo. Inoltre sono state sequestrate quote societarie e tre conti correnti. Tutti i beni sequestrati sono stati messi a disposizione di un amministratore giudiziario.
Operazione “Bilico”
L’attività trae impulso dall’operazione denominata “Bilico”, condotta dalla Squadra mobile di Caltanissetta e dal commissariato di Gela nel 2007 e culminata il 12 ottobre 2007 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di quattro soggetti indiziati di appartenere alla cosca mafiosa della “Stidda” di Gela, tra cui Gaetano Morteo. Successivamente all’operazione, gli investigatori hanno avviato approfondite indagini ed accertamenti patrimoniali riuscendo a ricostruire il patrimonio di immobili e beni mobili registrati che l’indagato, sfruttando l’appartenenza alla consorteria mafiosa, sarebbe riuscito ad accumulare in un lasso di tempo che può ricondursi al periodo compreso tra il 1990 ed il 2006.
Monopolio nei trasporti
Morteo, secondo quanto accertato dagli inquirenti, facendo leva sulla sua appartenenza alla cosca mafiosa, sarebbe riuscito a determinare un monopolio di fatto, condizionando tutta l’attività del trasporto e della commercializzazione del settore ortofrutticolo di Gela e del suo immediato circondario, verso i mercati all’ingrosso del Nord Italia. Consolidata questa posizione di intermediazione, attuata tramite la società di fatto, convenzionalmente denominata “agenzia Valenti”, sarebbe riuscito a crearsi una florida azienda di autotrasporto (ditta Ni.Ga. Transport S.R.L), con diversi automezzi specializzati che, nel tempo, gli hanno consentito di effettuare gran parte del trasporto nel settore. Per ogni pedana trasportata la ditta si faceva pagare 70 euro; mentre per il servizio di intermediazione la tariffa ammontava ad una percentuale variabile tra il 6 ed il 10 per cento del valore del trasporto. La capacità d’intimidazione sviluppata da Gaetano Morteo era cosi’ efficace ed ineludibile che gli altri autotrasportatori non riuscivano ad inserirsi nel mercato. L’attività d’indagine ha consentito di accertare come, nel periodo di tempo considerato, a fronte di introiti del Morteo e del suo nucleo familiare del tutto modesti, sono risultati esborsi e spese del tutto ingiustificati e che, secondo gli investigatori, sono da ricondurre esclusivamente all’arricchimento illecito ottenuto dal proposto solo in virtu’ della sua appartenenza alla cosca.
Fonte: livesicilia.it
Le famiglie mafiose di Cosa nostra e quelle della “stidda” di Gela avrebbero avviato, insieme, un’agenzia che gestiva in monopolio il trasporto nel nisseno della frutta dalla Sicilia alle altre regioni. Ne sono convinti gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta che, nell’ambito del blitz denominato “Bilico”, hanno ordinato l’esecuzione di quattro arresti eseguiti da Polizia, Squadra Mobile e Direzione Centrale Anticrimine.
I provvedimenti, richiesti dal procuratore aggiunto Renato Di Natale, e dai sostituti Nicolò Marino, Rocco Liguori ed Alessandro Picchi, sono stati emessi dal gip del tribunale di Caltanissetta, Giovambattista Tona. Le manette sono scattate ai polsi di Michele Giuseppe Valenti, di 50 anni; Gaetano Morteo, di 56; Nicolò Bartolotta, di 52 e Orazio Cosenza, di 43, quest’ultimo già detenuto.
Le indagini, avviate nel maggio del 2005, hanno preso spunto da precedenti inchieste concernenti la pressione mafiosa estorsiva ai danni della Cooperativa agricola gelese “AgroVerde”, e del suo presidente, Stefano Italiano. In quell’occasione, la Polizia eseguì 9 arresti a carico di esponenti mafiosi di Cosa Nostra e Stidda, nell’ambito dell’operazione “Mantide”.
Gli indagati della scorsa notte devono rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso e concorrenza illecita mediante violenza o minaccia, continuata, aggravata dal metodo mafioso. La Polizia ha eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di due imprese: si tratta della ditta individuale intestata a Michele Valenti e la Ni.ga. Transport di Gaetano Morteo e Nicolò Bartolotta: sarebbero state utilizzate – sostengono i magistrati – dalle due consorterie mafiose.
Secondo l’accusa, i quattro arrestati avrebbero minacciato tutte le ditte del settore ortofrutticolo di Gela al fine di servirsi dei mezzi e delle attività della ditta che i presunti boss avevano costituito già nel 1997, che era stata chiamata “agenzia Valenti”. La cosidetta esclusiva commerciale veniva esercitata sia mediante il continuo, giornaliero, monitoraggio delle esigenze dei committenti, che mediante la diretta imposizione della propria opera per i trasporti di prodotti ortofrutticoli. C’era anche la supervisione dell’affidamento ad altri camionisti, di quei trasporti che l’agenzia Valenti non aveva, tecnicamente, la capacità di portare a termine. Dunque, secondo l’inchiesta, nessuno doveva “azzardarsi” di entrare nel territorio di Gela, considerato che c’era già l’agenzia Valenti che si occupava, illecitamente, di commercializzare i prodotti ortofrutticoli.
Le minacce mafiose, è stato confermato dagli investigatori, non erano limitate al comprensorio gelese: arrivavano anche al Centro Italia. E’ significativa, a tal proposito, la vicenda che ha interessato il responsabile degli acquisti di una ditta di Fondi, in provincia di Latina. L’uomo fu intimidito da due mafiosi locali, ed inseguito fino sotto casa, perché aveva fatto formali pressioni al fine di estromettere l’agenzia Valenti dal trasporto di prodotti ortofrutticoli gelesi destinati alla ditta per la quale lavorava. L’Agenzia laziale, nonostante un volume di carico notevole, si rifiutò di operare a Gela per il clima “pesante” che si registrava.
Fonte: tg10.it