Legione Carabinieri Sicilia
Comando Provinciale di Caltanissetta
Reparto Territoriale di Gela
Comunicato Stampa
Nell’ambito dell’operazione AGORA’, condotta dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Gela la notte di Martedì 12 febbraio 2’13, che ha portato all’esecuzione di 18 Ordinanze di custodia cautelare in carcere – e alla disarticolazione della famiglia della “Stidda” gelese – importante contributo è stato fornito dalla collaborazione di un imprenditore vittima del racket estorsivo, collaborazione maturata grazie al fattivo intervento del presidente dell’Associazione Antiracket “Gaetano Giordano” di Gela, Cav. Renzo Caponetti.
L’imprenditore edile gelese ha collaborato con i Carabinieri alla ricostruzione di una serie di estorsioni subite nei primi anni del 2000 ad opera di storici esponenti delle consorterie mafiose gelesi quali ANTONUCCIO Giuseppe Alessandro, DI MAGGIO Paolo e MORTEO Francesco e D’ARMA Armando Giuseppe per Cosa Nostra.
In particolare, dichiarava di essere stato avvicinato, in più occasioni, dal pregiudicato MORTEO Francesco, che in quelle circostanze gli aveva chiesto il cd. “pizzo” per una serie di appalti che si era aggiudicato.
Dichiarava altresì che nell’anno 2000, veniva avvicinato da D’ARMA Giuseppe, detto “Pino”, mentre si trovava all’interno del bar Tex, che senza mezzi termini gli chiedeva se si era presentato qualcuno presso il suo cantiere per chiedere somme di danaro o comunque regali. L’imprenditore, che conosceva il suo interlocutore, rispose negando che qualcuno si fosse fatto vivo avanzando simili richieste, sentito ciò il D’ARMA gli diceva “se vengono assicutili (mandali), tu te la devi vedere con me“. Dopo tale affermazione il D’ARMA Giuseppe a chiare lettere formulò una richiesta estorsiva pari al 2% dell’importo dei lavori che aveva in corso il cui importo ammontava a lire 900.000.000 vecchio conio. Il giorno dopo, previo appuntamento, già concordato nella stessa giornata in cui ebbe a ricevere la richiesta di estorsione, consegnò al D’ARMA Giuseppe la somma di lire 1.000.000 a titolo di acconto nei pressi del bar Tex di via Venezia.
Nel corso delle dichiarazioni denunciava inoltre che nel mese di Febbraio 2008, veniva avvicinato anche da ANTONUCCIO Alessandro, il quale si presentava subito quale soggetto appartenente alla famiglia mafiosa degli “stiddari”, formulandogli delle richieste estorsive, dicendogli specificatamente “vedi che dobbiamo fare dei regali alla famiglia, vedi come ti devi comportare“.