L’usura è un male antico che da sempre accompagna la storia dell’uomo. In pratica, consiste nello sfruttare il bisogno di denaro di un altro individuo per procacciarsi un forte guadagno illecito. Alla base di un rapporto usuraio c’è, da una parte, la necessità di denaro e, dall’altra, un’offerta che può apparire come un’immediata possibile soluzione per chi si trova in difficoltà.
L’usura è un reato che consiste nel concedere un prestito a un tasso d’interesse superiore al cosiddetto “tasso soglia”, che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie, rilevato ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
L’usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno. Come indica il numero di denunce presentate all’autorità giudiziaria che, tuttavia, non dà una misura attendibile della reale entità del problema. La maggior parte dei casi di usura continua a rimanere sommersa. Anzi, negli ultimi anni il numero delle denunce risulta addirittura in diminuzione.
Questo fenomeno si spiega non tanto con la “paura” di chi subisce l’usura, negli stessi anni, il numero di denunce per estorsione, rivolte quasi sempre a esponenti della criminalità organizzata (e quindi più rischiose per il denunciante dal punto di vista della sicurezza personale), è aumentato. Anche l’esperienza dimostra che chi ha deciso di denunciare l’usuraio, solo molto raramente ha subito conseguenze per la propria sicurezza personale: quando violenza c’è stata, si è avuta quasi sempre all’interno del rapporto d’usura.
In realtà, ciò che pesa in modo decisivo sul rapporto fra usurato e usuraio è la convinzione della vittima di non avere comunque alternative alla propria situazione: solo l’usuraio, al momento del bisogno, lo ha “aiutato”; e anche se man mano gli toglie il patrimonio e la serenità, l’usuraio può, comunque, “dargli” ancora qualcosa. Magari ulteriore denaro, in cambio dell’ennesimo assegno che nessun altro più accetta. Si innesca così una spirale perversa che soltanto la vittima può spezzare, denunciando l’usuraio. In questo modo l’usurato riacquista la propria indipendenza. E ricomincia a vivere.
Per troppo tempo l’usura non è stata percepita come un pericolo sociale: basti pensare che, fino al 1992, in caso di flagranza, non era obbligatorio l’arresto. Questo atteggiamento risale al tempo in cui l’usura era esercitata dal “cravattaro” di quartiere, che svolgeva la propria attività in un ambito ristretto. Negli ultimi anni, però, a questa tradizionale attività si è affiancata quella di organizzazioni che, agendo attraverso cosiddetti “indispensabili” (commercianti, commercialisti, professionisti) concedono prestiti sia ai singoli e alle famiglie, sia a tante piccole e piccolissime aziende in difficoltà finanziarie.
Infine, c’è la nuova frontiera dell’usura, quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Sebbene recente e limitato ad alcune aree del Paese, si tratta, tuttavia, di un fenomeno particolarmente significativo, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di una vasta comunità.
Di fronte all’aggravarsi della pericolosità del fenomeno, il Parlamento ha approvato la legge 108/96, che ha meglio definito il reato di usura e inasprito le pene per chi lo commette, prevedendo anche il sequestro e la confisca dei beni dell’usuraio.