Testimonianze di imprenditori e commercianti che hanno avuto il coraggio di denunciare i loro estorsori, abbattendo un muro di omertà. Hanno fatto nomi e cognomi dei responsabili delle richieste di pizzo. Le forze dell’ordine e la magistratura, hanno fatto il resto. Arrestati, reclusi e condannati.
E’ la fotografia scattata in questi anni di attività dell’Associazione Antiracket Gaetano Giordano di Gela, intitolata alla memoria del profumiere ucciso il 10 novembre del 1992, sotto casa, per essersi ribellato alla cancrena mafiosa. In una sala gremita di personalità al di là di ogni più rosea aspettativa, ieri Villa Peretti ha ospitato il convegno “Crederci è perseverare”, in ricordo proprio di Giordano a 25 anni dalla sua uccisione.
Da Roma è giunto anche il Capo della Polizia, il Prefetto Franco Gabrielli a testimonianza del fatto che lo Stato, in città, è presente. C’erano i responsabili provinciali e locali delle forze dell’ordine; c’erano numerosi magistrati di Caltanissetta e Gela. C’erano il presidente onorario della Fai, Tano Grasso e i familiari di Gaetano Giordano. C’era l’intero direttivo dell’Antiracket di Gela, presieduto da Renzo Caponetti.
Ma c’erano soprattutto loro, gli imprenditori e i commercianti che si sono “liberati” della presenza costante della criminalità. “Perché – ha detto Caponetti – alla fine è la perseveranza che paga ed ogni forma di sopruso e di violenza deve essere denunciata, subito, senza reticenza alcuna”.
di Giuseppe D’Onchia